mercoledì 9 ottobre 2013

Con le persone nel cuore

Nelle ultime settimane sono state pubblicate tre cose che hanno attirato la mia attenzione confermando quello che vengo sempre di più affermando e sostenendo con convinzione: il ruolo indispensabile dei musei nel rapporto fra scienza, tecnologia e società.
Ve le segnalo:

  1. L’articolo del Financial Times sullo Smithsonian Institution e la National Portrait Gallery di Washington DC (11 settembre) http://www.ft.com/intl/cms/s/0/41a8e272-1436-11e3-9289-00144feabdc0.html#axzz2h2UpgW2Y
  2. L'articolo della Repubblica sui musei d’arte, inizialmente pubblicato sul NY Times (15 settembre) http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2013/09/15/luna-park-museum.html
    http://www.nytimes.com/2013/08/11/opinion/sunday/high-culture-goes-hands-on.html?ref=judithhdobrzynski&_r=0
  3. Il policy paper “Science for an informed, sustainable and inclusive society” scritto dagli esperti scienza e  tecnologia del Presidente della Commissione Europea Barroso (29 agosto) http://www.ecsite.eu/sites/default/files/news/science_for_an_informed_sustainable_and_inclusive_knowledge_society.pdf

I due primi articoli - di due posizioni diverse, in qualche modo contrapposte -, anche se non riguardano del tutto i musei scientifici, sono stimoli importantissimi per riflettere sulla natura del museo oggi (scientifico o d’arte che sia) e sui confini che deve, o meno, oltrepassare per abbracciare la comunità che lo circonda –e per essere abbracciato da quella che è (secondo me) la sua ragion d’essere: le persone. Inutile dire che l’articolo dei Financial Times rispecchia un - irreversibile - ruolo dei musei oggi; mentre, tristemente, l’articolo di Repubblica/NY Times li vede ancora sul piedistallo.

Il terzo, il rapporto al Presidente della CE, non menziona i musei ma, ai miei occhi, è come se fosse scritto per essi. Infatti, le considerazioni del documento sugli sviluppi di scienza, tecnologia, ricerca e sistemi educativi invitano a pensare a quale potrebbe essere il ruolo dei musei nell’attivare “un nuovo contratto fra scienza e società” (p.6). Il coinvolgimento della società civile in questioni tecnico-scientifiche e la creazione condivisa di conoscenza sono aspetti indispensabili per una società sostenibile, prospera e democratica, diventano perciò obiettivi sempre più perseguiti dalle istituzioni. Per i musei ciò vuol dire andare oltre il mero obiettivo dell’alfabetizzazione (scientifica), verso un approccio che aiuta ad ascoltare la comunità che ci circonda (visitatori e non), a creare consapevolezza del metodo scientifico e rendere la comunità stessa partecipe della costruzione dell’identità collettiva.

Il prefisso ‘co-‘ sta entrando in molti aspetti del nostro lavoro: co-operazione, co-progettazione, co-creazione, ecc., segnalando non tanto un modo per essere più inclusivi quanto un’irreversibile cambiamento nella nozione di ‘esperto’. La conoscenza diventa terreno di condivisione e di continua re-interpretazione. Le persone – discenti, visitatori, cittadini – non sono i ‘non addetti ai lavori’ ma vengono riconosciuti in quanto esperti essi stessi, che portano nei processi la loro esperienza e i loro significati.

Tutto questo ha forti implicazioni; da un lato perché siamo sempre più intrecciati nel divenire della società, dall’altro perché dovremmo riflettere su cosa vuol dire co-creare conoscenza ed esperienza insieme alla società.
Vuol dire, prima di tutto, scendere dal piedistallo. 


Maria Xanthoudaki

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